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Immagine del redattorePasquale De Maio

La fotografia? Il mio "SAISEI"

Non ho mai parlato del mio percorso lavorativo pubblicamente, del perché quando faccio fotografia la mia mente e la mia anima si allineano e si rasserenano ai pesi delle giornate che tutti abbiamo. A 34 anni suonati capita di ripercorre di tanto in tanto i vari step lavorativi attraversati: esperienze, soddisfazioni, delusioni, traguardi, successi e fallimenti e soprattutto paure.

Per ottenere risultati, come in tutte le cose ci si deve impegnare e perseverare,

di conseguenza si deve sacrificare un pezzetto di vita per dedicare energia e forza a sufficienza per ottenere gli obbiettivi prefissati ed è così che all'età di 15 anni quando mi arriva l'occasione di avere la macchina fotografica tra le mani, metto da parte la spensieratezza del pallone e mi incammino verso il mondo delle visioni.



Questo oggetto magico mi regala la mia prima vera cotta sentimentale e così la mia più lunga storia d'amore, mi regala la professione e la felicità che attraverso il mirino tutto diventa più bello, tutto diventa come piace a me.

Creai un mondo tutto mio, un mio modo di vedere le cose e sentire i soggetti, di fotografare le persone ed era bello, mi piaceva ed ero felice ma e c'è sempre un ma, tutto questo si scontrava spesso con l'estetica, il perfezionismo e con la cura dell'immagine.

Nel corso degli anni fortunatamente mi sono evoluto, qualche amica mi direbbe << eri un frutto acerbo negli anni giovani di fotografia, un soggetto non ancora esploso come artista >> e certamente era vero perché se ripenso ai miei primi lavori mi sale l'angoscia, ma credo sia anche normale, fortunatamente giorno dopo giorno cerchiamo di migliorarci sempre.


Quest'anno compio 15 anni di attività, mi ritrovo qui alle 2 di notte dopo tutto questo tempo a divertirmi e a gioire nel rammentare il cammino fatto fino a qui.

La fotografia oggi è la vera compagna con cui mi sento bene, penso che non avrei potuto fare altro.

A volte mi chiedo quale lavoro avrei intrapreso se fosse andata diversamente e la risposta ironica che mi concedo è << vagabondo disadattato :) >>.

Ripenso a quante cerimonie, quante coppie e quante persone ho conosciuto in questi 15 anni, a quanta vita ci ho messo in ogni scatto, quanto impegno in ogni evento e a quanti clienti sono diventati miei amici oggi e a quanti ancora ce ne saranno in futuro.


Primi anni da fotografo

I primi anni di attività sono stati paradossalmente i più semplici, giovane, mina vagante, ultimo arrivato, incosciente e con le aspettative basse per cui avviarmi lungo la strada è stato un gioco da ragazzi, ma era tutto in discesa come sembrava? Ovvio che no;

più andavo avanti, più dentro di me cresceva un nemico inconscio : il mio reale io.

Ammettere di far parte del club degli " intelligenti emotivi o sensibili " non fu cosa semplice, iniziavo a percepire nuove sfumature, nuove forme di bene, nuovi sguardi nei rapporti, iniziai a diventare più sensibile a certi aspetti dell'amore, più attento alle interazioni fra persone, riuscivo a leggere un cuore infranto da uno gioioso, sapevo laddove sarebbe arrivato un bacio o una carezza, notavo innamorati che si sfioravano e desideri che si spogliavano e volevo farli miei, volevo immortalarli a modo mio.

Ero spaventato.

Mi sentivo turbato dalla parte emotiva che mi riguardava. Un romantico sognatore? Forse si, anche troppo.



Se ci pensiamo bene cresciamo in un mondo indirettamente maschilista, in cui l'uomo viene mostrato senza debolezze, fiero, eroico, statuario, senza cadute ne drammi, fallico, virtuoso e viziato, beh tutto questo era in contrapposizione con il mio mondo interiore che andava evolvendosi. Chi ero io come fotografo? Perché ero così affezionato a determinate cose?

C'è una frase della merini che mi ha sempre affascinato:

" La sensibilità non è solo donna, è umana. Quando la trovi in un uomo diventa poesia ".


Tutte queste domande ovviamente scatenarono un'inevitabile crisi artistica e all'età di 25/26 anni volevo chiudere il mio studio nonostante tutto andasse a gonfie vele.

Sentivo di non fare la fotografia che volevo, sentivo di non raggiungere gli scatti che desideravo, pensavo di accontentare i clienti e meno me stesso.

Combattevo fra il mio posto in società e quello dentro di me.

Buio profondo. Intanto andavo avanti nella mia routine alimentando quel demone che mi autodistruggeva: l'insoddisfazione comunicativa.

Come ho risolto questo ostacolo? ripresi in mano i libri, frequentai nuovi corsi di formazione e su consiglio di chi mi era accanto mi attivai per riprendere a studiare.

Mi circondai di colleghi e persone in grado di tirare fuori il meglio di me sia a livello interpersonale, sia su carta fotografica.

Fù grazie ai consigli illuminanti di stimati fotografi, professionisti, artisti e amici veri che trovai il coraggio di fare un Cooming Out della mia vera personalità artistica.

La fotografia è arte innanzitutto e di conseguenza è comunicazione e come ogni intento comunicativo porta con sè un messaggio più o meno forte, ovviamente sono una piccola goccia in un mare immenso ma è importante per me dare il mio contributo a cotanto ingegno evolutivo. Dio benedica Joseph Niépce.

Oggi dopo 9 anni da quella tremenda crisi posso dire di essere felice di fare questo lavoro con consapevolezza e coscienza, mi sento contento quando le persone apprezzano e mi confermano stima per una foto o un progetto. Oggi ho uno stile, un idea, una direzione e questo è veramente gratificante, auguro a tutti di avere sempre percorsi interessanti perché è attraverso l'interesse e la curiosità che ci si migliora e ci si dedica tempo e sostegno quando si è soli.


Oggi il messaggio che spero arrivi nei miei scatti ha un nome ben preciso e voglio condividerlo con voi : " SAISEI "

(La parola giapponese 再生 "Saisei", significa rinascita, ritorno alla vita, rigenerazione).

Capita a tutti di star male per un lavoro, un progetto, qualcosa a cui teniamo, qualcuno che amiamo o ancora di più per eventi la quale facciamo fatica ad accettare, io ho capito che solo quando lasciamo fluire l'intesa e l'accettazione delle cose, solo quando abbracciamo chi siamo e cosa ci succede intorno tutto si rigenera in nuove vesti.

Quando finalmente ho avuto il coraggio di fare spazio al mio lato sensibile nella mia vita è stato un susseguirsi di piccoli successi, soddisfazioni e bellissime esperienze inclusa quella di voler bene per davvero a cuore aperto delle persone.

Dopo il 2011 sono arrivati tanti ingaggi lavorativi, Svizzera, New York, prestazioni su e giù per l'Italia, qualche pubblicazione su quotidiani locali, piccole menzioni internazionali, ho fatto tanti viaggi e abbracciato tanta gente, sono arrivati i sorrisi veri, la serenità lavorativa sperata e la pace comunicativa tanto ambita, è arrivata un frase molto importante:

io esisto e sono un fotografo.


Grazie.


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